Sono 6,3 i miliardi di euro approvati con la legge 19 del 2 marzo 2024 per sostenere la digitalizzazione e la transizione energetica delle imprese con il meccanismo del credito d’imposta. E questa volta l’Energy Management System di Enersem è fra gli “investimenti trainanti”
Entra in vigore il cosiddetto “Piano Transizione 5.0“, per favorire le imprese che vogliono procedere sulla via della digitalizzazione e della transizione energetica. Con la legge 19 del 2/3/24 sono stati stanziati 6,3 miliardi di euro da spendere entro il 31/12/2025 per digitalizzare e rendere più Green le aziende italiane. Di recente, Matteo Zanchi di Enersem è stato ospite di un webinar sull’argomento organizzato da BDO Italia. E proprio Thomas Candeago, Senior Manager della società di advisory e revisione contabile, ci accompagna nell’analisi delle nuove misure.
Che cosa dice la legge 19 sulla Transizione 5.0
“L’art. 38 del decreto legge «TRANSIZIONE 5.0» prevede, per tutte le tipologie di imprese, nell’ambito di progetti di innovazione un Credito di Imposta per:
– l’acquisto di beni strumentali materiali o immateriali 4.0
– l’acquisto di beni necessari per l’autoproduzione e l’autoconsumo da fonti rinnovabili (ad esclusione delle biomasse)
– la formazione del personale in competenze per la transizione verde.
Gli investimenti in beni e attività devono generare risparmi energetici o apportare miglioramenti dell’efficienza energetica. Questa è la vera novità rispetto al 4.0, che continua a vivere di vita propria e non viene sostituito dagli incentivi per l’industria 5.0″.
Come ottenere i benefici per l’industria 5.0
“Sicuramente è bene avere un piano chiaro degli investimenti su base biennale“, spiega Candeago, “anticipando gli investimenti al 2024 ed evitare il rischio di arrivare troppo tardi alle risorse disponibili, visto il meccanismo di prenotazione previsto per ogni azienda che voglia accaparrarsi una fetta dei 6,3 miliardi a disposizione”. Senza una visibilità piena del piano di investimenti si potrebbe finire a prenotare meno incentivi di quelli a cui si potrebbe aver diritto e potrebbe non esserci una seconda occasione, perché nel frattempo le risorse potrebbero essere state prenotate da altre imprese.
Un meccanismo molto preciso di prenotazione
Chiunque voglia accedere ai 6,3 miliardi a disposizione della Transizione 5.0 deve seguire un iter molto preciso che prevede:
– una prima comunicazione al GSE per indicare la tipologia di progettualità di investimento, il valore e il beneficio atteso, e di conseguenza anche la classe di risparmio che si intende raggiungere
– in corso di investimento, si deve continuare a informare il GSE del fatto che il progetto presentato rimane tale non ci sono variazioni in diminuzione nella previsione di credito atteso e richiesto
– infine, ci sarà una comunicazione di chiusura lavori con tutte le certificazioni del caso (certificazione energetica ex post, certificazione 4.0, eventuale certificazione del revisore) per portare a casa il beneficio.
Gli interventi consentiti per la Transizione 5.0
Con Candeago proseguiamo con l’analisi della legge.
“Negli incentivi per l’industria 5.0 rientrano investimenti trainanti (mutuando la terminologia dal 110), fra i quali:
1. l’acquisto di tutti i beni strumentali 4.0, materiali e immateriali, meglio noti come i beni inseriti nell’allegato a e b della norma per il 4.0
2. Qui c’è la novità, con l’ampliamento della lista dell’allegato b e la lista dei software considerati investimento trainante. Tra questi rientrano anche quelli come l’Energy Management System di Enersem, per il monitoraggio e la gestione dei consumi.
Quando un’azienda investe in beni trainanti ha diritto a investire in soluzioni per la generazione di energia dal fonti rinnovabili (fotovoltaico e cogenerazione sostanzialmente) e sistemi di accumulo (batterie). La ratio legis è: quanto tu azienda investi in uno strumento o in un software che consentono di abbattere i consumi, io Stato ti ridò altrettanto perché tu possa comprarti fotovoltaico e cogenerazione, che non danno risparmio in termini di riduzione dei consumi perché rinnovabili”.
Una società come BDO che ruolo ha?
“BDO Italia si occupa della gestione dell’iter normativo in senso lato. La premessa è solitamente un’analisi degli investimenti prima che vengano effettuati (condizione ideale), per capire se ci sono le condizioni per accedere alla norma. Poi, c’è l’attività che fanno tutti coloro che si occupano di certificazioni (ex ante, ex post, 4.0, revisore) e il coordinamento dei fornitori affinché soddisfino i requisiti in maniera corretta. Infine, c’è la parte rendicontuale: la parte terminale che serve a determinare il valore effettivo degli investimenti e il calcolo del beneficio fiscale che di conseguenza spetta.
Il riconoscimento del diritto al beneficio
Una volta fatti gli investimenti e presentata tutta la documentazione, se approva il GSE trasferisce il consenso all’Agenzia delle Entrate su bontà e completezza della documentazione e quindi valida la prenotazione del credito di imposta o eventualmente ritocca il credito prenotato. A questo punto l’agenzia delle Entrate, entro 5 giorni dall’approvazione, mette a disposizione il credito per l’impresa nel suo cassetto fiscale.
Investimento minimo per dare un senso al 5.0
“A conti fatti”, conclude Candeago, “l’investimento complessivo dovrebbe avere un valore di almeno 250/300 mila euro. Se il beneficio minimo del 30% viene infatti calcolato su una cifra più bassa, allora forse un’azienda deve considerare bene anche le spese che deve affrontare per la consulenza, le certificazioni e il tempo delle persone dell’azienda. Quindi, il punto di pareggio per un’impresa che voglia prenotare il credito d’imposta del 5.0 è 250/300 mila euro, a meno che non si tratti di una PMI che ha a disposizione un credito maggiore per certificazioni tecniche e del revisore (15mila euro in più).
Cumulabilità degli incentivi per l’industria 5.0
Un’azienda che vuole accedere agli incentivi per l’industria 5.0 può partecipare anche ad altri bandi e incentivi, a esclusione di 4.0 (che non ha il tema del risparmio energetico, ma non viene cancellato, né sostituito dal 5.0) e del credito d’imposta per investimenti al Sud. Chi investe al sud deve compiere un’attenta valutazione dell’uso combinato di 5.0 e ZES per massimizzare i benefici fiscali.